La questione Agrimonda è una storia vecchia di quindici anni, e come tante altre storie italiane rischia di non cambiare, o meglio di non arrivare al "lieto fine", per altri quindici o venti anni senza che nessuno degli organi competenti muova un dito per garantire ai cittadini, di Marigliano e Mariglianella (NA), un futuro migliore e una città più pulita.
Per capire come questa storia è iniziata è necessario fare un passo indietro nel tempo e ritornare a quindici anni fa, quando il deposito di fitofarmaci (prodotti chimici per l'agricoltura) Agrimonda, appunto, fu avvolto dalle fiamme e distrutto, secondo le indagini da un incendio di natura dolosa. In quell'occasione, furono distrutti circa 30 mila Litri di sostanze liquide e oltre 1000 tonnellate di sostanze solide, che secondo i dati rilevati nel tempo, hanno prodotto diversi derivati di sostenza come benzeni, xileni, ecc. Da allora tutto procede secondo i programmi: nessuno muove un dito!
Il paradosso è che quella fabbrica è situata a pochissimi metri da abitazioni civili e da oltre quindici anni essa giace, con il carico di veleni e morte che contiene, senza che nessuno, oltre ad un cartello con la scritta "area sottoposta a bonifica" ed un intervento di "Bioventing" (una tecnica di bonifica di terreni inquinati da idrocarburi e altri agenti tossici e patogeni, che prevede l'utilizzo di ossigeno per attivare i processi di biodegradazione naturale di alcuni dei composi inquinanti, ma da sola non è sufficiente per la bonifica definitiva, poiché agisce su un ristretto numero di agenti inquinanti), abbia fatto qualcosa di utile per attutirne la pericolosità.
Naturalmente, ma la cosa non dovrebbe affatto sorprendere, i vari livelli istituzionali si sono passati la patata bollente e hanno scaricato le colpe della mancata bonifica su altri, ma intanto i cittadini e il suolo continuano ad essere in gravissimo pericolo. Per esempio nel Dicembre 2009, a tredici anni dall'accaduto, il commissario governativo nella persona dell'Ing. Parente, senza aver attivato nessuna opera di bonifica del sito, tranne quella preliminare di Bioventing, voleva passare le chiavi del deposito dell'ex Agrimonda ai rappresentanti del comune di Mariglianella, poichè il 31 Dicembre dello stesso anno la gestione straordinaria del commissario sarebbe cessata. Per tutta risposta i rappresentanti del comune si rifiutarono di accettare il "dono" e ne nacque una querelle, nello stile perfetto della commedia all'italiana.
Intanto i cittadini non ci stanno a subire tutto ciò, ma restano impotenti ad ammirare il "duro lavoro" svolto da chi dovrebbe occuparsi di loro, aspettando chissà per quanto ancora di vedere qualche risultato. Numerose sono state le denunce e gli esposti che i vari comitati, nati per far fronte all'emergenza, hanno presentato alla magistratura, che però non ha potuto, o non ha voluto fare nulla.
Il fatto è che l'ex deposito Agrimonda di Mariglianella è uno dei vertici del famosissimo triangolo della morte campano, insieme ad Acerra e Nola, dove chi dovrebbe intervenire ha le mani legate, poichè i propri interessi devono necessariamente essere anteposti a quelli dei cittadini, e dove chi deve vigilare è spesso impegnato a intascarsi "bustarelle" o a guardare dall'altra parte.
Ma alla fine chi paga? Nessuno, dato che anche i 600 mila Euro promessi dal Ministero dell'Ambiente non sono più stati destinati a questo disastro ambientale, tanto chi è già morto ormai non può più ribellarsi, e chi è ammalato farebbe meglio a pensare alla propria malattia piuttosto che sprecare tempo per evitare che altri si ammalino.
Ma soprattutto chi informa i cittadini? Nessuno, ovviamente, dato che questi, come si vede nel video messo in rete da ilfattoquotidiano.it e realizzato da Katiuscia Laneri, devono informarsi da soli, per emergere da quel brutto stato di indifferenza in cui sono abbandonati da ormai quindici anni.
Alì
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